Il Signore
degli Anelli
SF &
Film
Siti
Web
Musica &
Jingles
Multimedia Sogni Chi
sono
Cosa
posso fare
Il resto
di Noi

Index
1
2
3 Tolkieniana:
il ciclo musicale
4
5
Un po' di storia
del progetto
6
Conferenze
Hobbiton 9 e X
7
Altri siti su
Tolkien
8
"Albero"
di Tolkien
9
Rassegna
Stampa
Una porta per la Terra di Mezzo
Articolo apparso sul N°117 (Gennaio 1993) della rivista "L'Eternauta"

Nel 1980, a sedici anni, lessi Il Signore degli Anelli.

Mi è ancora difficile, a distanza di tempo, valutare serenamente l'impatto che ebbe su di me questo libro: è stato come scoprire un mondo a cui appartenevo ma che avevo dimenticato, un mondo che avevo perduto.
Non so se era più intensa la gioia per averlo scoperto, o l'acuta sofferenza nel sentirmi esiliato dalla Terra di Mezzo: come percepivo arida la "realtà" quotidiana, al confronto.

Non sapevo darmi pace, non capivo il perché di questo contrasto, ritenevo che ci fosse qualcosa di sbagliato e di profondamente ingiusto. Da sette anni studiavo pianoforte e la musica era divenuta la mia principale passione; ma la ruotine cominciava ad introdurre anche lì i suoi sottili tentacoli, la scolasticità prendeva piano piano sopravvento sulla creatività.

Inconsciamente, iniziai a reagire a tutto questo. Quasi senza rendermene conto, gradualmente, presi l'abitudine di passare intere serate innanzi al mio strumento, come cercando qualcosa. Improvvisavo per ore, scoprendo talvolta delle melodie, degli accordi che mi corrispondevano in qualche modo, mi comunicavano emozioni, - mi piacevano insomma - e per non perdere queste scoperte, le appuntavo.

Infine mi accorsi che stavano nascendo delle piccole composizioni e che riascoltandole provavo sensazioni familiari; ero rientrato nella Terra di Mezzo, avevo scoperto un altra "porta", non costretta da limiti spaziali e temporali, attraverso la quale potevo mettere in contatto i due mondi: quello al quale appartenevo e quello che sognavo

Negli anni successivi ho letto e riletto tutte le opere di Tolkien e tutti i testi critici reperibili in Italia, cercando di capire cosa di questo universo mi aveva colpito così in profondità. Ma l'analisi "esterna" non mi è mai bastata, avevo bisogno di qualcosa di più personale, più mio.

Così, cominciai a definire, a dare i titoli alle mie musiche, rapportandole più chiaramente al testo, reimmergendomi - questa volta consciamente e di mia volontà - nel mondo tolkieniano e riportando indietro ogni volta qualcosa (forse un po' di magia elfica?).

Ma nel processo non mi sono mai sentito protagonista; o meglio, non nel significato che dà a questo termine la moderna mentalità individualista. Il concetto di "sub-creazione", chiaramente esplicitato nel saggio di Tolkien "Sulla Fiaba", può aiutare a comprendere ciò che tento di spiegare: l'artista non è più colui che "crea dal nulla", ma attraverso la sua Arte scopre una piccola parte della verità, della luce.

Analogamente, nello Zen applicato alle arti orientali, il Maestro annulla il suo io, e diventa un tramite [Cfr. E. Herrigel, Lo Zen e il Tiro con l'Arco, Adelphi]. Interessante notare che lo stesso Mozart affermava di vedere la totalità della sinfonia che stava per comporre nella sua mente, come una mela [Cfr. H.Albert, Mozart, Il Saggiatore, 1985]

Io, nel mio piccolo, mi sono accorto che quando compongo musica, nei momenti di autentica ispirazione, (non sempre facilmente raggiungibili) ho l'impressione di leggere uno spartito già scritto, o di riprodurre a orecchi una musica già ascoltata: . Allora tutte le preoccupazioni spariscono, non ci si chiede più se la forma è abbastanza originale o meno, non ha alcuna importanza se risponde alla moda del momento: si parla di fulmini, non di lampadine.

Ed è qui, forse il segreto: non voglio certo ipotizzare che Tolkien utilizzasse tecniche Zen per scrivere i suoi libri, non sarebbe certo conciliabile con la figura di uomo che emerge dalle sue biografie e dalle sue lettere.

Eppure, dall'analisi rigorosa ed originale che ne fa M.Polia nel suo saggio [Omaggio a Tolkien,Il Cerchio, 1980], nell'arte tolkieniana risultano dei collegamenti profondi con diverse filosofie e metafisiche, sia occidentali che orientali, che ne fanno un'arte veramente "universale", che parla più al Cuore ed all'Anima dell'uomo che al suo intelletto; ed uno dei motivi di maggior fascino di un libro come Il Signore degli Anelli è il senso di estrema profondità che traspare dal racconto, profondità non dovuta solamente alla grande verosimiglianza o alla presenza di una "mitologia nel mito" cui i personaggi fanno spesso riferimento.

Di nuovo mi viene in aiuto l'autore, che nel piccolo e commovente racconto "Foglia di Niggle", riporta la questione alla sua primitiva semplicità: "...di solito dedicava molto tempo ad un'unica foglia, nel tentativo di coglierne la forma, la lucentezza, l'iridescenza delle gocce di rugiada sui margini...".
Nel momento in cui ci si lascia andare all'atto creativo ( o meglio sub-creativo), l'Io cosciente scompare, nel senso che scompare la capacità di distinguere se si dipinge o si viene dipinti, se si scolpisce o si viene scolpiti; come dice il maestro Zen, la freccia "si tira".

Naturalmente la cosa non è così semplice: per esempio, nella mia personale esperienza di compositore è stato molto più il tempo perso a "strimpellare" che quello veramente produttivo; da una parte lo studio e l'approfondimento del mondo tolkieniano mi spronava a sempre nuove creazioni, dall'altra la mia indolenza ed altri motivi più contingenti mi rallentavano.

Inoltre, come ha osservato Gianfranco de Turris nella sua conferenza al Fancon 92 di Courmayeur, Tolkien in Italia è stato spesso ignorato o addirittura avversato da una certa "critica letteraria ufficiale", ed io potrei aggiungere, avendone fatta diretta esperienza, che fino a poco tempo fa il fantastico e la fantascienza erano considerati, come d'altronde i fumetti, con una certa sufficienza; o forse con la diffidenza per le novità propria degli Hobbit (!), così che mi sentivo un po` isolato nella mia passione, nonostante le mie musiche già piacessero di per sé a chi le facevo ascoltare.

Tutto ciò alla fine mi aveva fatto dubitare, tanto da perdere un certo "contatto" con Feeria; né avrei potuto indovinar i due fattori che mi riportarono in piena attività, anche se ad entrambi correvo dietro da lungo tempo: il Computer e l'Eternauta.

Il Computer è stato la risposta alla mia pigrizia, ed anche ad alcuni problemi oggettivi in cui spesso incorrono i compositori: da una parte, questa macchina un po' magica ( forse sarebbe piaciuta anche a Tolkien, notoriamente anti-tecnologico, anche se probabilmente prima di usarlo ci avrebbe recitato sopra il Pater Noster in gotico per scacciare eventuali demoni) è incredibilmente veloce nella stampa delle partiture, che possono essere introdotte anche tramite una tastiera digitale, semplicemente suonando insomma. Dall'altra, è d'incentivo alla creatività, perché permette al musicista di gestire intere sezioni di strumenti con grande facilità, di potere riascoltare parti orchestrali senza avere un'orchestra; in poche parole, è come la scoperta di poter volare per chi è sempre andato a piedi.

Inoltre, il Computer per me è anche un amico fidato, che mi segue ovunque vada per accompagnarmi in diretta durante i concerti, fungendo da vera e propria "orchestra portatile" in quelle composizioni che altrimenti sarebbero ineseguibili sul solo pianoforte: difatti, grazie ad un linguaggio universale chiamato MIDI (Musical Intrument Digital Interface) il computer è in grado di suonare in diretta una tastiera elettronica, esattamente come precedentemente l'avevo suonata io stesso: mantenendo cioè anche ritmo ed espressione.

L'ETERNAUTA invece (che seguo dal n.1), oltre a tenere viva in me durante tutti questi anni la passione per il fantastico, è stato la causa diretta della mia prima uscita in pubblico come compositore: grazie all'articolo su "Lo specchio di Alice" del n.105 ho saputo del Fancon 92, e quasi per scherzo ho scritto una lettera agli organizzatori.

Forse Gandalf avrebbe detto che io ero "destinato" a leggerlo: perché da quel momento gli avvenimenti si sono succeduti ad una velocità sempre maggiore, quasi travolgendomi.

Ma alla fine la cosa più importante è che attraverso questo mio lavoro possa (o almeno spero) comunicare a tutti coloro che ascolteranno la mia musica il senso del meraviglioso, quell'energia profonda e positiva che pervade chi, con occhi di bambino, legge le opere di Tolkien.

E' un obiettivo ambizioso, temo di apparire poco umile: ma è l'entusiasmo che mi fa esprimere così, per l'opera di un uomo che in questo secolo piuttosto buio ha saputo comunicare con grande forza valori profondi ed un potente amore per la natura, l'uomo, l'universo.



Il 30 aprile scorso, nella giornata inaugurale del XVIII Congresso Nazionale di Fantascienza e Fantastico (il Fancon 92), Edoardo Volpi Kellermann, giovane pianista, compositore e direttore d'orchestra, ha eseguito con pianoforte classico e computer un ciclo musicale ispiratogli dal Signore degli Anelli.
Lo stesso concerto, ampliato, è stato dato a Rimini organizzato dalla casa editrice Il Cerchio (Via Cairoli 85, 47037 RIMINI), alla quale si può rivolgere chi avesse interesse ad acquistare la cassetta con la relativa registrazione ed a conoscere date e luoghi dei prossimi concerti, ed a Montisola (BR), in occasione di una manifestazione artistica organizzata dall'Associazione Orizzonti Aperti.
Com'è noto, Tolkien fonda la sua cosmogonia sulla musica, sull'armonia e la dissonanza originarie: ma quanti si sono ispirati alla sua opera per comporre della musica? E' quindi motivo di orgoglio e soddisfazione che si sia impegnato in questo compito un italiano, particolarmente sensibile ai due aspetti della questione, la musica e il fantastico.
La qualità e la suggestione evocativa del suo ciclo musicale , ci hanno indotto a chiedergli un intervento in cui spiegasse come e perché è giunto a tali risultati.
Il suo ciclo musicale ispirato a Tolkien è, come egli stesso afferma, una "musica descrittiva di uno stato d'animo", quello evocatogli dal mondo della Terra di Mezzo, anche se la passione per i compositori russi e francesi ha lasciato qualche traccia, Una bellissima commistione fra un universo "tradizionale" ed un mezzo modernissimo, come è la sua "orchestra portatile" formato computer!

Gianfranco de Turris

Colonna sonora:
"Baccador"
(primi 21 secondi)
Dal Ciclo Musicale:
"Tolkieniana"