Il Signore
degli Anelli
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3 Tolkieniana:
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7
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Tolkien
8
"Albero"
di Tolkien
9
Rassegna
stampa
La Creatività in Tolkien
Appunti da un Viaggio Interiore nella Terra di Mezzo (1993)

MUSICA E MAGIA

Ma questa è solo una sintesi, una semplificazione; in realtà il lavoro del compositore (come qualunque attività creativa) è molto meno “ideale” di quanto potrebbe sembrare dalle mie affermazioni. Un’ora di buona composizione, soprattutto all’inizio, è frutto di molte ore di tentativi, ricerche, scoraggiamenti, riprese e di molto lavoro scolastico, a tavolino, per acquisire padronanza del linguaggio musicale. Ma neppure questo è sufficiente: nella mia personale esperienza, non mi è mai bastato affiancare all’intuito l’esperienza derivata dallo studio; il risultato non corrisponde alla somma delle parti.

A questo punto viene da chiedersi quanto un libro possa influire sulla vita di una persona. Prima di leggere Tolkien, avevo già precise preferenze musicali: alcune sequenze di accordi, alcune armonie mi attiravano molto e talvolta sentivo l’impulso di “migliorarle”; questo potrebbe essere visto come un embrione del lavoro che venne in seguito. Ma tutto avrebbe potuto ridursi, come dice Gimli, a “potenzialità fallite”.(3)

Lessi Il Signore degli Anelli in una settimana, alcune sere arrivando addirittura alle quattro del mattino senza rendermene conto, totalmente ignaro sia del tempo che dello spazio; durante la giornata continuavo le mie consuete attività, ma il mio cuore continuava a visitare quei luoghi - Moria, Lothlorien, Minas Thirit - che mi sembrava di conoscere da sempre.

Una sera, tutta di un fiato, nacque la mia prima composizione compiuta, «Canto del Mattino».
Mentre trascrivevo quelle note, come da uno spartito già scritto, sulla tastiera del pianoforte e poi sulla carta, mi resi conto che stavo camminando nelle pianure di Rohan. Qualche tempo dopo, lessi in una biografia di Tolkien: “Dalla mia mente scaturiscono storie come se fossero «ispirate» e mentre esse spuntano i legami che le uniscono si moltiplicano ... ho sempre la sensazione di registrare qualcosa che esiste già, non di «inventare»” (4) ; era la stessa esperienza che vivevo ogni volta - quelle poche volte - che componevo musica.

Avevo compiuto due viaggi interiori: il primo, leggendo, mi aveva trascinato nella Terra Di Mezzo, dove avevo scoperto il tesoro nascosto; il secondo, componendo, mi permetteva di ritornare in questa realtà senza doverlo abbandonare laggiù.

Il Signore Degli Anelli aveva avuto per me lo stesso valore iniziatico di certi riti delle tribù primitive, permettendomi di dirigere le mie energie creative in qualcosa di concreto e quindi trasformandomi da bambino a persona adulta. Naturalmente il processo è stato più complesso e graduale, leggendo tutte le altre opere di Tolkien e le poche biografie che allora si trovavano in Italia e coltivando altri interessi affini e non: ma il “Primo Motu” è rimasto sempre quello, la mia principale fonte di ispirazione.

Mi ricordo che, fin da piccolo, del Film “FANTASIA” di Walt Disney l’episodio che più mi affascinava era quello dei dinosauri, soprattutto per la musica; la “Sagra della Primavera” di Igor Stravinski è in effetti, al di là del fatto che piaccia oppure no, una composizione ricca di primordiale energia, che ci scuote nel nostro essere più profondo con una forza che può arrivare ad essere esaltante; forse quella stessa che, ad un livello molto semplificato, alcuni di noi vanno a cercare in discoteca.

Anche essa ebbe per me un valore iniziatico, la prima volta che l’ascoltai: ma in modo diverso, rispetto all’opera di Tolkien, ricca altresì di energie primordiali. Difficile non emozionarsi quando Éomer, dopo avere visto il suo Re Théoden caduto accanto al Nazgûl sui campi del Pelennor, vede anche il corpo di sua sorella e, credendola morta, si scaglia verso l’avanguardia nemica mentre tutti i Rohirrim

“(...) più non cantavano. MORTE, gridavano con un’unica voce forte e terribile, e prendendo velocità come un’immensa marea spazzarono tutto ciò che circondava il loro Re caduto e passarono come un turbine ruggendo verso sud. (...)“ (5)

Difficile non emozionarsi, ma di un sentimento ben più elevato, davanti alla figura degli Elfi; forse, ma non solo, una proiezione delle nostre parti migliori.

“(...) Gli Hobbit sedettero nell’oscurità a lato del sentiero. Passò qualche minuto e gli Elfi si avvicinarono, scendendo il viottolo verso la valle. Camminavano lentamente e i tre amici potevano vedere la luce delle stelle scintillare sui loro capelli e nei loro occhi. Non portavano con sé alcuna luce, eppure pareva emanare dai loro piedi un barlume simile a quello che diffonde la luna prima di salire alta nel cielo , lungo i contorni delle montagne e delle colline. (6)(...)
(...) In seguito Pipino ricordò assai poco di ciò che bevvero e mangiarono, poiché la sua mente era inondata dalla luce che brillava sui volti degli Elfi, ed il suono delle voci, così armonioso e vario, gli dava la sensazione di vivere in un sogno. Ma rammentò un pane dal sapore più fragrante di quello che avrebbe un panino all’olio per chi muore di fame; e le frutta dolci come il miele e più succose di quelle coltivate amorevolmente nei frutteti.
Nella sua coppa traboccava un nettare squisito, fresco come una fonte di montagna, dorato come un pomeriggio estivo.
(7)(...)
(...) « Ti piacciono ancora, - chiese Frodo - adesso che li hai visti da vicino? »
« Non so come dire, ma è come se fossero al di sopra di ciò che piace e non piace », rispose Sam. « Quel che penso di loro non conta. Sono molto diversi da come me li immaginavo, così giovani e vecchi, e così felici e tristi allo stesso tempo »“
(8)

Colonna sonora:
"Il Bosco degli Ent"
(La consulta, 12 secondi)
Dal Ciclo Musicale:
"Tolkianiana"