Il Signore
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La Creatività in Tolkien
Appunti da un Viaggio Interiore nella Terra di Mezzo (1993)

UN MONDO DENTRO

La Terra Di Mezzo, frutto di un intera vita di lavoro di un uomo di grande profondità, possiede non solo una verosimiglianza apparente, esterna, calcolata con meticolosità (il che potrebbe apparire mero esercizio intellettuale); ciò che a mio avviso ci attrae irresistibilmente è la verosimiglianza interiore, la complessità e completezza dei personaggi che ci vivono ma soprattutto dei sentimenti, dei valori che vi sono espressi.

Spesso, fra le critiche che sento fare al Signore degli Anelli compare con insistenza, accanto alla presunta poca profondità dei personaggi, quella secondo cui il bene ed il male sono troppo nettamente divisi; a parte che è discutibile affermare che ciò sia un fatto negativo, chi ha letto il libro con un minimo di apertura mentale sa che niente di tutto questo risponde al vero.

C’é molto di più: il bene ed il male e quindi la filosofia, le storie e le leggende, i luoghi, i personaggi della Terra Di Mezzo, sono come quei quadri che non ci stanchiamo mai di guardare, perché ogni volta ci scopriamo nuovi particolari o nuove strutture e concatenazioni.
Soprattutto vi è sempre l’intuizione di qualcosa di più profondo, non ancora svelato: e questo ci restituisce quel Sense of Wonder, quel senso del meraviglioso che ci appare così carente nel quotidiano.

Se ci riflettiamo attentamente, questa percezione di una realtà di tutti i giorni tanto arida deriva da un atteggiamento della nostra mente: spesso ci scordiamo di tutto ciò che di bello ed elfico ancora ci circonda (proviamo allora a fare una passeggiata sulle Dolomiti) e non ci diamo abbastanza da fare per preservarlo; spesso ci dimentichiamo la sera di alzare gli occhi al cielo stellato e perdersi nella vastità e nel mistero dell'universo, di riflettere sulla sua immensità, di commuoverci dinanzi alla sua meraviglia; spesso, noi così attratti dai personaggi di Tolkien e dalla loro profonda umanità, ci scordiamo di impegnarci ad amare e comprendere chi ci sta vicino, dando per scontato che le persone attorno a noi non siano altro che l'idea che ci siamo fatti di esse; spesso ci convinciamo che al mondo d’oggi non vi è più nulla di bello da scoprire, se non freddi principi scientifici (ma forse siamo noi che, non ben conoscendoli, tali li giudichiamo) o nuovi strumenti di morte.

Gli orrori ai quali i Mass-Media ci hanno quotidianamente assuefatto arrivano ad anestetizzare la nostra sensibilità, così certi registi di cinema per essere sicuri di farvi breccia riempiono i loro film di violenza quasi sempre gratuita, magari riparandosi dietro il concetto di «voler aprire gli occhi alla gente su certe problematiche» (come se assistere alla violenza servisse ad evitarla), mentre i telegiornali in nome della «verità» mostrano in ogni orario scene a dir poco scioccanti; per non parlare poi delle trasmissioni televisive, sempre più numerose, sui problemi privati delle persone, possibilmente tragici per fare più Audience.

Questa catena senza fine ci impedisce di vedere l’altra faccia della medaglia, la bellezza che non è del tutto perduta, i valori che quotidianamente riscopriamo e, perché no, la bellezza che andiamo scoprendo: magari quella - vedere per credere - dei frattali; quella dei concetti rivoluzionari (quasi una spiegazione scientifica del pensiero creativo) della Teoria del Caos; oppure quella delle ultime teorie fisiche-cosmologiche, i cui concetti si avvicinano stranamente alla filosofia orientale; e, non ultima, quella della capacità tutta Hobbit di trasformare in qualcosa di buono ogni situazione apparentemente disperata; capacità che è, magari latente, in tutti noi.

Lo stesso Tolkien, ci risulta dalle sue biografie, era “ (...) Convinto di vivere in “un mondo ormai caduto”, in un “mondo corrotto” (...) “ come ci fanno notare Gianfranco De Turris e Adolfo Morganti (9); dopo due Guerre Mondiali vissute praticamente in prima persona, in piena era industriale, vedendo rovinare senza alcuno scrupolo i paesaggi naturali e le città della sua Inghilterra - per non parlare poi di quel «Fuoco di Mordor» che è l'applicazione militare dell'energia atomica - non si può non rispettare la sua opinione.
Eppure la stessa carica umana e positiva che sgorga da tutti i suoi libri ci dà la capacità di vedere oltre, più profondamente.

“(...) Ultimo dei Monti Bianchi dell’Ered Nimrais, Pipino vide, come promesso da Gandalf, la cupa massa del Monte Mindolluin, le ombre viola e profonde delle sue alte valli, la sua imponente figura rischiarata dalla luce del giorno. Sopra una propaggine sporgente s’innalzava la Città Protetta, con le sue sette cerchie di mura, così antiche e possenti che non parevano costruite, ma scolpite da giganti nell’ossatura del mondo.
Sotto lo sguardo meravigliato di Pipino le grigie mura volgevano al bianco, macchiandosi del pallido rossore dell’alba. Il sole, improvvisamente emerso dalle ombre dell’oriente, proiettò il suo raggio sul volto della Città. Allora Pipino gridò di stupore, perché la Torre di Ecthelion, che s’innalzava entro la cerchia interna, sfavillò nel cielo come una cuspide d’argento e perle, slanciata e splendente, e il suo pinnacolo brillò come cristallo sfaccettato; bianchi vessilli svolazzavano dalle torri merlate alla brezza del mattino, e lontano si udì un limpido squillare come trombe d’argento. (...)“
(10)

E’ forse questo un nuovo messaggio che ci può dare Tolkien; creando una nuova Cosmogonia a carattere Mitologico, ben lungi quindi da essere "una «Meta tradizione» a carattere consolatorio" (!) come qualcuno ha scritto (11), non ci offre solamente "(...) un alternativa in positivo al quotidiano ed ai suoi pseudo-valori." (12), non più solamente "l’Evasione del Prigioniero“ da non confondere con “la Fuga del Disertore“, come afferma lo stesso Professore di Oxford. (13)

Con la sua profonda carica positiva, il mondo Tolkeniano diventa uno stimolo a trasformare la nostra realtà; non certo per farne una copia della Terra Di Mezzo, se non nel senso che di quell’universo possiamo riscoprirne i profondi valori, trasformando l’attuale “progresso materialistico” in qualcosa di migliore: dopotutto, il computer usato per esempio come supporto artistico, (grazie ad esso stanno ricostruendo interamente e perfettamente la Cattedrale di Dresda, magnifico monumento Barocco totalmente polverizzato dai bombardamenti ) - senza contare le applicazioni meravigliose che ha nella medicina - potremmo considerarlo come una forma elfica della tecnologia (certo, dipende molto anche dal sistema operativo adoperato, ma questo è un altro discorso ;-)
.

È soprattutto la nostra percezione della realtà, e quindi la nostra capacità di influire su essa, che può risultare cambiata dopo il viaggio interiore nelle nostre stesse radici etniche e culturali che Tolkien ci permette di intraprendere.

Forse è giunto il momento di dare inizio alla Sesta Era.

Edoardo Volpi Kellermann

Colonna sonora:
"Il Bosco degli Ent"
(Prologo, 25 secondi)
Dal Ciclo Musicale:
"Tolkieniana"